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RDC, Rapporto MSF: Violenze in Ituri, civili e strutture sanitarie non sono risparmiati
Per decenni, gli abitanti della provincia dell’Ituri sono stati obiettivi diretti così come vittime collaterali di un conflitto complesso caratterizzato da violenza, divisioni etniche e a cui hanno preso parte diversi gruppi armati. Un conflitto che ha ostacolato notevolmente l'accesso all'assistenza sanitaria e ai beni primari per la popolazione, la cui condizione è aggravata dalla fornitura limitata di aiuti umanitari.
MSF chiede a tutti i gruppi armati statali e non statali in Ituri di risparmiare i civili e le strutture sanitarie, essenziali per la sopravvivenza delle comunità locali.
Dall'inizio dell'anno le violenze in Ituri hanno causato lo sfollamento di circa 100.000 persone, secondo l’ONU. Solo nei mesi di gennaio e febbraio, l’aumento della violenza e degli attacchi contro i civili hanno causato più di 200 morti e decine di feriti. A febbraio, in seguito agli attacchi delle milizie nel territorio di Djugu, le équipe mediche di MSF hanno curato bambini di appena 4 anni e donne incinte per ferite da arma da fuoco e da machete.
“Questi recenti attacchi arrivano dopo decenni di violenza e devastanti conseguenze per i civili, tra cui donne e bambini in Ituri” dichiara Alira Halidou, capomissione di MSF in RDC.
Questa crisi è caratterizzata da ripetuti sfollamenti, in cui la violenza costringe i civili a rialzarsi e ricominciare da capo la propria vita, ancora e ancora. Quel che è peggio è che le storie che ci raccontano i pazienti e le comunità sono solo la punta dell'iceberg.
Ostacoli all'assistenza sanitaria
Solo una piccola parte della popolazione ha accesso all'assistenza sanitaria in Ituri, dove anche le strutture sanitarie sono attaccate. A metà marzo, nel territorio di Djugu, l'ospedale generale di Fataki è stato costretto a sospendere le attività ed evacuare i pazienti a seguito delle minacce dei gruppi armati, lasciando migliaia di persone senza accesso alle cure mediche. Nella zona sanitaria di Drodro, sempre a Djugu, quasi il 50% dei centri sanitari è stato parzialmente o completamente distrutto e sono stati rilocati. Lo scorso anno, dopo l’intensificarsi delle violenze, un paziente è stato ucciso nel suo letto d’ospedale in un attacco armato all'ospedale generale di Drodro.
Questi attacchi non solo rendono i pazienti restii a recarsi nelle strutture mediche, ma mettono a rischio anche il personale sanitario. Un medico intervistato da MSF ha raccontato che nonostante il centro sanitario in cui lavorava fosse rimasto chiuso per due mesi, si è comunque recato nella struttura per effettuare dei parti cesarei. “Era pericoloso e stavo rischiando la vita, ma non avevamo scelta. Siamo comunque andati in ospedale con le pazienti, altrimenti sarebbero morte” ha raccontato il medico.
Donne e bambini, principali vittime delle violenze
Tra le 39 vittime di violenza trattate da MSF presso la clinica Salama, a Bunia, da gennaio a metà marzo 2025, più della metà erano donne e bambini. Tra loro, una madre che ha perso il figlio di 6 mesi e il marito durante un attacco a colpi di machete e il cui figlio di 4 anni è rimasto ferito; una madre incinta di 8 mesi gravemente ferita e le sue due figlie di 4 e 16 anni ferite da colpi di machete alla testa e alle braccia; un bambino di 9 anni con una ferita d'arma da fuoco all'addome che aveva assistito all'uccisione di sua madre e dei suoi due fratelli.
Inoltre, quando si registra un picco di attacchi contro i civili, aumenta anche il numero di vittime di violenza sessuale che si rivolgono alle strutture di MSF, in particolare donne che vengono aggredite quando escono in cerca di mezzi per sfamare sé stesse e le loro famiglie. A Drodro, nel 2023 e nel 2024, circa l'84% delle vittime di violenza sessuale trattate da MSF sono state aggredite mentre lavoravano nei campi, raccoglievano legna da ardere o erano in viaggio.
Insicurezza alimentare e malattie
Nonostante gli sforzi del Ministero della Salute, di MSF e di altre organizzazioni umanitarie, i bisogni delle persone superano di gran lunga le risorse disponibili. L'insicurezza alimentare è peggiorata drasticamente in Ituri nel 2024 ed è ora cronica per il 43% della popolazione. Le cattive condizioni igieniche e i rifugi fatiscenti nei campi fanno sì che le malattie diarroiche e respiratorie si diffondano facilmente, colpendo soprattutto i bambini sotto i 5 anni. Alle persone che vivono in Ituri deve essere garantito un accesso sicuro all'assistenza sanitaria e non devono essere costrette a rischiare la vita per procurarsi cibo e soddisfare i loro bisogni.